[---gd_search---]

Tavolo inaugurale del Premio Comunità Patrimoniale Faro Gastronomia Siculo-Mediterranea-


“.. in quel Mediterraneo che era una volta l’intero mondo, nessun canale è risultato più provvidenziale, più benefico, vale a dire più naturale: per ogni passaggio da oriente a occidente, dal nord a mezzogiorno, per ogni scoperta, per ogni scambio, per ogni traffico, per il cammino della storia e della civiltà.. “ Il nome della Comunità è tratto dall’omonimo libro di Vincenzo Consolo, nel quale l’autore descrive la Sicilia a partire dal “Faro”, com’era chiamato il braccio di mare che piuttosto che separare collega la penisola dalla Sicilia e le diverse parti del Mediterraneo. Vogliamo quindi richiamare con la nostra attività la funzione strategica di collegamento tra le civiltà che questo canale marittimo e le comunità che lo abitano svolgono da millenni.
La Comunità ha come obiettivi sociali la tutela e la valorizzazione del waterfront urbano da Capo Peloro al porto falcato di San Raineri, comprendente gli approdi antichi, medievali e moderni, i siti naturali, ambientali, archeologici, architettonici, etnoantropologici, storico artistici, sia terrestri che subacquei.
Sviluppiamo azioni affinchè le comunità dello Stretto acquisiscano una Memoria di Luogo, raccontando il palinsesto che qui si è sedimentato, fatto di storie accatastate le une sulle altre dalle civiltà del Mediterraneo, per sconfiggere le identità propagandistiche portatrici di funesti miraggi e ricostruire una Comunità di patrimonio che senta lo Stretto come Bene Comune. Riconoscere il patrimonio ambientale e culturale dello Stretto come fonte primaria di vita e benessere delle comunità locali e da qui partire per il riconoscimento dello Stretto di Messina come Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
La rete Langa del Sole ha come principale scopo la valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale della Langa profonda attraverso azioni concrete volte alla creazione di un sistema coerente e integrato di suggestioni capaci di trasformarsi in esperienze e attività sul territorio.
Gli amministratori e operatori locali coinvolti hanno scelto di andare oltre il tradizionale campanilismo per costruire un gruppo di lavoro coeso e propositivo, che intende gradualmente coinvolgere l’intera popolazione dei borghi delle Langhe più autentiche e meno “turistiche”, profondamente legate ai racconti di Fenoglio e Pavese.
Splendido borgo degli Alti Pascoli in pietra della Langa, le prime notizie di Paroldo risalgono all’epoca romana. Per secoli fu un comune isolato dal mondo esterno: le strade non attraversavano il centro e raggiungere i paesi vicini era compito abbastanza laborioso. Una “lontananza” che ha preservato Paroldo immerso in un’atmosfera magica e ancestrale, dominata dal bosco, dai pascoli e da tradizioni contadine che oggi rivivono grazie ad un attento lavoro di recupero e valorizzazione.
L’Ecomuseo della Pecoda di Langa unisce tradizione e modernità, con allestimenti multimediali collegati al progetto Langa del sole ; negli spazi di borgata Cavallini viene messo in evidenza lo storico e profondo legame di Paroldo con la pastorizia e la produzione casearia, illustrato grazie a immagini e documenti sulla storia della pecora delle Langhe, l’allevamento, la flora, i pascoli, la produzione di formaggi, la tosatura degli ovini e la lavorazione della lana, senza dimenticare le tradizioni locali che vedono le masche in primo piano. All’Ecomuseo vero e proprio è collegata anche una sala didattica, che tra la fine del 2020 e il 2021 ha ospitato le lezioni del corso di pastorizia e che può essere usata per incontri e degustazioni.
La rete Langa del Sole ha come principale scopo la valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale della Langa profonda attraverso azioni concrete volte alla creazione di un sistema coerente e integrato di suggestioni capaci di trasformarsi in esperienze e attività sul territorio.
Gli amministratori e operatori locali coinvolti hanno scelto di andare oltre il tradizionale campanilismo per costruire un gruppo di lavoro coeso e propositivo, che intende gradualmente coinvolgere l’intera popolazione dei borghi delle Langhe più autentiche e meno “turistiche”, profondamente legate ai racconti di Fenoglio e Pavese.
Nel paese di San Benedetto Belbo è stata recuperata la Censa di Placido, luogo fenogliano per eccellenza che, dopo un lungo abbandono e imponenti lavori di restauro e recupero, è diventato la sede di un polo culturale e turistico dedicato alla memoria letteraria dello scrittore Beppe Fenoglio. San Benedetto Belbo fu per lo scrittore albese allo stesso tempo paese amato e luogo di ispirazione feconda.
La Censa di Placido Canonica, risalente alla prima metà dell’Ottocento, è un edificio in pietra di Langa, con il tetto in lose e i solai in legno. Costituisce contemporaneamente un luogo di culto dell’immaginario letterario novecentesco e un documento storico-antropologico della vita di una piccola comunità contadina delle Langhe.
Costruita nella centrale contrada dei Casazzi, la casa di Placido è da sempre soprannominata “la censa di Placido”, (censa=licenza=privativa, dove si vendevano i generi di monopolio: sali, tabacchi, valori bollati), cioè il classico negozio di paese, un emporio che in passato disponeva di tutto, adibito anche a bar e osteria, denominata “L’Osteria dei fiori”, con il forno per il pane sul retro. È rimasta in uso fino al 1991.
La Censa (licenza di vendita dei prodotti del monopolio di stato), che Fenoglio chiama anche Privativa, è il tipico negozio di paese che disponeva di tutto, dagli alimentari alle stoviglie, dalla merceria alla ferramenta, dotato anche del forno per la cottura del pane nel retrobottega.
La rete Langa del Sole ha come principale scopo la valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale della Langa profonda attraverso azioni concrete volte alla creazione di un sistema coerente e integrato di suggestioni capaci di trasformarsi in esperienze e attività sul territorio.
Gli amministratori e operatori locali coinvolti hanno scelto di andare oltre il tradizionale campanilismo per costruire un gruppo di lavoro coeso e propositivo, che intende gradualmente coinvolgere l’intera popolazione dei borghi delle Langhe più autentiche e meno “turistiche”, profondamente legate ai racconti di Fenoglio e Pavese.
Castino si staglia su di un crinale tra la Valle Bormida e la Valle del Belbo, i principali affluenti di destra del Tanaro. Fu un antico villaggio dei Liguri Statielli, popolazione di origine celtica che abitava anticamente la zona. L’economia di Castino è prevalentemente agricola e ruota attorno alla produzione cerealicola e vitivinicola. Il centro storico, di origine medievale, conserva le antiche contrade lastricate in pietra ed un lavatoio tuttora in funzione; di particolare interesse per la comunità sono il Pavaglione, luogo fenogliano in località San Bovo, il monastero, l’antico complesso di San Martino e la storica osteria del Ponte, presso l’antico ponte napoleonico ricostruito dopo una delle molte alluvioni.
La rete Langa del Sole ha come principale scopo la valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale della Langa profonda attraverso azioni concrete volte alla creazione di un sistema coerente e integrato di suggestioni capaci di trasformarsi in esperienze e attività sul territorio.
Gli amministratori e operatori locali coinvolti hanno scelto di andare oltre il tradizionale campanilismo per costruire un gruppo di lavoro coeso e propositivo, che intende gradualmente coinvolgere l’intera popolazione dei borghi delle Langhe più autentiche e meno “turistiche”, profondamente legate ai racconti di Fenoglio e Pavese.
E’ difficile stabilire con precisione l’anno in cui fu fondato il monastero di Marcenasco, nella frazione Annunziata del Comune di La Morra: è, comunque, certo che la pieve di San Martino di Marcenasco esisteva già alla fine del XII secolo; il Monastero rappresenta un esempio unico di architettura tipica del romanico sviluppatosi nelle Langhe legato ad una società di tipo rurale che nel tempo ha rappresentato il punto di riferimento religioso e sociale, un elemento identitario per la zona e per il paesaggio. Nel processo di recupero in corso, finalizzato alla realizzazione di un museo del vino e uno spazio polifunzionale didattico a disposizione della comunità (grazie a un finanziamento europeo PSC – Bando siti UNESCO gestito da Regione Piemonte), sono coinvolti diversi soggetti pubblici e privati.
La Comunità nasce per valorizzare il patrimonio costiero della marineria tradizionale e patrimonio immateriale dei territori del vibonese ed in particolare dell’area identificata storicamente come Tropea e i 24 casali.
-Si vuole dare continuità e mettere in rete le azioni – già avviate da tempo dai singoli soggetti componenti la rete – volte alla valorizzazione della marineria, certo: ma anche del patrimonio ambientale, delle persistenze archeologiche e storiche, delle tradizioni costiere, e delle produzioni enogastronomiche dei territori che la vedono presente.
Da qui, l’intenzione di procedere alla creazione di una rete di soggetti – associazioni culturali, stakeholders accademici, istituzioni diverse – che agiscano nell’ottica della promozione di un turismo e di uno sviluppo ecosostenibile tramite organizzazione di incontri, protocolli d’intesa, tavole rotonde, mostre.
Il territorio delle Terre di Mezzo rappresenta un’area rurale della pianura cuneese che coinvolge 17 Comuni riuniti nell’Associazione Octavia (Cardé, Casalgrasso, Cavallerleone, Faule, Lagnasco, Manta, Monasterolo di Savigliano, Moretta, Murello, Polonghera, Revello, Ruffia, Scarnafigi, Torre San Giorgio), crocevia di strade e collegamenti tra le aree collinari e montane della provincia di Cuneo e tra i principali centri cittadini.
Nel territorio del Comune di Revello sorgono l’abbazia e il borgo medioevale di Staffarda, amministrati dalla Fondazione Ordine Mauriziano, che sono stati interessati da un importante intervento di recupero nell’ambito del bando europeo PSC finalizzato alla valorizzazione del Distretto UNESCO piemontese. La borgata è abitata e vi operano alcune aziende agricole, oltre al ristorante dell’abbazia che garantisce l’accoglienza per i molti turisti e visitatori.
L’abbazia di Staffarda fu costruita a partire dal quarto decennio del XII secolo. È la più cospicua tra le realtà monastiche del territorio saluzzese; la chiesa ha una pianta a tre navate, con finto transetto e con absidi rivolte ad oriente. Una visita all’abbazia di Staffarda costituisce senza dubbio un viaggio nel tempo, nell’ignoto. Oltre allo straordinario patrimonio architettonico e artistico, vi troviamo persino un enorme osso ricurvo, lungo circa un metro e mezzo: la leggenda lo dice appartenuto a una balena mandata da Dio a sfamare i monaci durante una grave carestia.