Sperimentiamo la convenzione di Faro come cantiere della memoria dei borghi montani colpiti dal sisma del 2016.
La Rete Faro Cratere è la cornice comune di una sequenza di Comunità Patrimoniali (CP), attivate da diverse amministrazioni o associazioni, tutte tese a valorizzare il nostro patrimonio immateriale a rischio di dispersione, per saldare la distanza tra la comunità che ha lasciato i borghi e quella che ci rientrerà tra una decina di anni, fatalmente diversa. Per questo occorre recuperare la memoria, il “capitale umano” dei borghi, valorizzando il patrimonio immateriale dei testimoni della vita quotidiana e del lavoro.
Qui presentiamo la Comunità Patrimoniale di San Ginesio (MC) promossa dall’Amministrazione Comunale e da Venti di Cultura
Sperimentiamo la convenzione di Faro come cantiere della memoria dei borghi montani colpiti dal sisma del 2016.
La Rete Faro Cratere è la cornice comune di una sequenza di Comunità Patrimoniali (CP), attivate da diverse amministrazioni o associazioni, tutte tese a valorizzare il nostro patrimonio immateriale a rischio di dispersione, per saldare la distanza tra la comunità che ha lasciato i borghi e quella che ci rientrerà tra una decina di anni, fatalmente diversa. Per questo occorre recuperare la memoria, il “capitale umano” dei borghi, valorizzando il patrimonio immateriale dei testimoni della vita quotidiana e del lavoro.
Qui presentiamo la Comunità Patrimoniale di Arquata del Tronto (AP)
La Rete Faro Italia riunisce le istituzioni pioniere e pilota nell’applicazione della Convenzione di Faro, sotto l’egida dell’Ufficio in Italia del Consiglio di Europa. Il loro campo d’azione va al di là delle singole Passeggiate o Comunità Patrimoniali, e sono di ispirazione per tutti. Sono attori ingaggiati nella disseminazione della Convenzione sul territorio vasto, regionale e nazionale, in una strategia complessa e multi-stakeholder. Qui si presenta Astesana, che è anche una “comunità di comunità” e quindi una rete strutturata in associazione che si mette a disposizione delle nuove CP del suo territorio per assicurare un supporto organizzativo e di indirizzo.
La Mission di Faro Astesana è quella di far riscoprire e salvaguardare il patrimonio storico e culturale della città di Asti e del suo territorio storico, l’Astesana. Tale patrimonio, infatti, anche a causa di scelte scarsamente lungimiranti, è spesso confuso con quello del Monferrato, pur essendo Asti e il Monferrato due entità storiche ben distinte, ognuna con la propria storia e con percorsi di sviluppo diversi.
Il mancato inserimento nel 2014 dell’Astesana nella denominazione ufficiale del sito UNESCO dei “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato” ha esasperato questa crisi di identità della comunità astigiana, determinando la richiesta di un maggiore riconoscimento e consapevolezza della realtà storica e odierna, non soltanto in prospettiva promozionale e turistica.
Oltre a sostenere la nascita di singole comunità patrimoniali nei borghi e monumenti più significativi del territorio (le Villenove Astesane, l’Abbazia di Vezzolano, la Torre dei Contini di Canelli, ecc.) Faro Astesana sta svolgendo attività di promozione e sensibilizzazione sull’intera area.
La comunità ha come principale scopo la valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale della Langa profonda attraverso azioni concrete volte alla creazione di un sistema coerente e integrato di suggestioni capaci di trasformarsi in esperienze e attività sul territorio.
Gli amministratori e operatori locali coinvolti hanno scelto di andare oltre il tradizionale campanilismo per costruire un gruppo di lavoro coeso e propositivo, che intende gradualmente coinvolgere l’intera popolazione dei borghi delle Langhe più autentiche e meno “turistiche”, profondamente legate ai racconti di Fenoglio e Pavese.
Il Comune di Diano d’Alba è capofila della rete e sta promuovendo il recupero dello storico complesso dello Spianamento di San Sebastiano come “porta” di accesso all’area, che è anche parte del sito UNESCO dei Paesaggi vitivinicoli delle Langhe
La Rete Faro Astesana promuove l’antico sistema territoriale del borghi dell’astigiano.
Qui si presenta la comunità patrimoniale del Casermone.
Negli anni ’60-70 del 900 il “Casermone”, nel cuore del centro storico medioevale di Asti, era considerato un vero e proprio ghetto perché luogo di prima accoglienza per centinaia di famiglie di immigrati, prima italiani e poi stranieri.
Dopo decenni di abbandono, la storica e immensa Caserma Carlo Alberto (in precedenza convento di Sant’Anna) è stata recuperata negli anni recenti e adesso ospita l’Archivio di Stato, il Tribunale e una scuola superiore; nelle immediate vicinanze ci sono anche un centro teatrale, altre scuole, chiese e palazzi storici del medioevale “Recinto dei nobili” astigiano.
Il centro culturale FuoriLuogo si è proposto di animare e rendere sempre più vivibile il quartiere offrendo spazi e attività culturali full time. Dal 2020 la sede di FuoriLuogo, che ha recuperato un edificio abbandonato al centro del grande cortile della caserma, è anche sede di alcune associazioni culturali tra cui “Faro Astesana”
La CP della Miniera di Monteponi opera per il recupero e la trasmissione alle nuove generazioni della memoria storica legata all’epopea mineraria che ha determinato le sorti del territorio in cui è situata. Monteponi rappresenta infatti la maggiore testimonianza della storia mineraria sarda e non solo.
Il “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo rappresenta una comunità in cammino che avanza contro le sperequazioni della società contemporanea. Non sono solo uomini e donne in marcia: il silenzio, la dignità, la compattezza di quegli uomini e di quelle donne denunciano storie di lavoro, di miseria, di ingiustizie, di dolore. In anni di lavoro è stata riportata alla luce la storia dimenticata, grazie alle testimonianze degli abitanti di Volpedo. Dal 1994, attraverso varie esperienze, in particolare quella museale e quella teatrale, si è costituito un gruppo che entusiasticamente si è messo in gioco, non per celebrare un “monumento”, ma per dichiararne tutta la sua vitalità.
La comunità si prefigge quindi lo scopo (Statuto dell’Associazione Pellizza da Volpedo, Art. 2) di valorizzare e promuovere il patrimonio culturale legato alla figura e all’opera di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), in particolare con interventi atti a garantire l’apertura dello Studio-Museo, del Museo didattico e di altre eventuali strutture legate all’artista nei modi e nei tempi ritenuti più congrui, con l’organizzazione di itinerari didattici attraverso i luoghi pellizziani siti nel paese e nel territorio, con il riordinamento della biblioteca e dell’archivio conservati nello Studio-Museo, con la raccolta di una sistematica bibliografia pellizziana, con il recupero e la schedatura di manifesti e di oggetti che rappresentano il pittore e le sue opere, con l’acquisizione di opere di Giuseppe Pellizza da inserire nello Studio-Museo di Volpedo. In questa ottica le attività mirano a promuovere e favorire gli studi e le ricerche che possano contribuire alla definizione della figura umana e artistica del pittore e alla illustrazione del ruolo importante che ha rivestito nel panorama dell’arte italiana fra Otto e Novecento; inoltre promuovono e valorizzano gli studi e le ricerche sulle opere degli artisti che, spesso seguendo l’esempio pellizziano, hanno operato nel Tortonese tra Otto e Novecento.
Ma il vero obiettivo è educare la comunità ad una adeguata conoscenza dell’artista e del suo mondo, studiando con loro i modi più idonei per coinvolgere e interessare i turisti in visita allo Studio e al Museo didattico o per accompagnare i gruppi e le scolaresche nelle visite guidate e in questo modo tutelare i beni culturali di Volpedo e del territorio tortonese, mediante attività di studio, di ricerca, di proposta, di progettazione per la conservazione e il restauro del patrimonio archeologico e storico-artistico.
Badia Lost & Found è una cooperativa di produzione e lavoro specializzata in arte pubblica, gestione del patrimonio culturale e co-creazione di valore culturale, operazione che ha permesso oggi la restituzione di un bene in disuso: il Palazzo Beneventano di Lentini, quartier generale dell’area urbana denominata “Badia”. La cooperativa culturale, fondata da otto professionisti nel giugno 2020, dopo quattro anni di sperimentazione, ha assunto la responsabilità di un obiettivo comune: favorire la partecipazione e l’accessibilità alla cultura, restituendo – appunto come nei “Lost & Found” degli aeroporti – i bagagli smarriti della cultura e del genius loci dei territori entro i quali opera.
La rete dei Musei di Comunità raccoglie le comunità patrimoniali della piattaforma dedicate a valorizzare le proprie collezioni assieme alla comunità che le ospita, alla luce della Convenzione ma anche della nuova definizione di museo data da ICOM, International Council of Museums: “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società. (…) Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”
Qui descriviamo la comunità patrimoniale del Museo Diffuso dei 5 Sensi
La Rete delle Memorie della Guerra e della Resistenza in Piemonte è una rete tematica che si sta da tempo consolidando, grazie ad alcuni progetti europei e al sostegno di istituzioni pubbliche e di ricerca; il loro più forte legame è costituito dalle commemorazioni cui partecipano e si incontrano da molti anni le rispettive comunità patrimoniali.
Il borgo di Alpette si trova al centro di quella che anticamente era chiamata “terra dei mastri ramai”: in ogni via del paese si sentiva il tintinnio dei martelli che prima modellavano i manufatti e poi li abbellivano con la martellatura. Ma per capire perchè in Alpette e nella Valle dell’Orco e Soana era famoso questo mestiere, bisogna ricordare che vi erano cinque miniere di rame, che il rame era portato nelle varie fucine della zona e dopo la fusione, sotto il maglio a testa d’asino, veniva data la prima sagomatura.
Verso il 1900 i mastri ramai emigrarono a Torino, come carrozzieri presso la fiat, Pininfarina, Bertone, ecc. Dal 1983 ad Alpette, su iniziativa del Comune e grazie all’appoggio della Regione, Provincia e Comunità Montana Valli Orco e Soana, si tengono corsi annuali per la lavorazione del rame, secondo un’antica tradizione locale si lavora solo unicamente a mano, imparando tecniche antichissime.
La struttura dell’Ecomuseo del Rame, del Lavoro e della Resistenza, realizzata in un’antica fabbrica, oggi è il punto di partenza dei “Sentieri resistenti” che percorrono le montagne torinesi per mettere in contatto i principali luoghi, monumenti e sacrari della Memoria della Seconda guerra mondiale e della Resistenza, come Coazze, il Colle del Lys, Rorà e molti altri.