Dalla città e dalla laguna di Venezia è partita l’esperienza della prima rete Faro –
Essendo già sede dell’Ufficio per l’Italia del Consiglio d’Europa, era abbastanza naturale che Venezia fosse anche il primo laboratorio di concreta applicazione della Convenzione di Faro, prima e dopo la ratifica da parte dell’Italia. In questo senso l’Associazione Faro Venezia sin dal 2005 ha fatto da esempio e da incubatrice anche per altre analoghe realtà a livello nazionale (come per esempio Faro Cratere e faro Astesana, i cui promotori avevano appunto frequentato a lungo l’ambiente “Faro” veneziano) e anche collaborato con le più innovative esperienze all’estero (come è il caso di Marsiglia).
Ma Venezia è stata da subito fucina di importanti esperienze dirette di applicazione, con le prime passeggiate patrimoniali, grandi convegni organizzati in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari e altre iniziative di diffusione e sensibilizzazione. In questo senso un ruolo di primo piano spetta ovviamente all’Arsenale: Faro Venezia ha infatti sostenuto l’attività delle comunità patrimoniali attive sul territorio veneziano, una delle più attive e articolate è stato il Forum Futuro Arsenale (FFA), una rete di circa 40 associazioni locali che si propone di trasformare l’antico centro di produzione navale della Serenissima in un polo delle civiltà del mare di interesse mondiale, ad esempio con un progetto di recupero delle forge storiche nelle Tese alle Nappe.
Si tratta di combinare attività di produzione, ricerca, cultura e arte in modo da superare la monocultura turistica che ha spopolato Venezia, rendere il luogo fortemente attrattivo per nuovi e vecchi residenti e laboratorio per quelle forme di democrazia partecipata in grado di superare l’ormai insostenibile distanza tra politica e cittadinanza.
Ma poi ci sono state altre esperienze significative in città, al Lido, nelle fortificazioni lagunari e in molte altre importanti realtà: basti citare l‘associazione “El Felze”, la notissima associazione degli artigiani che concorrono alla realizzazione del “sistema gondola”. La gondola infatti non è solo lo scafo nero e asimmetrico frutto della perizia dello squerariòl, ma è anche il remo, la forcola, i cavalli d’ottone di ornamento, il ferro da prua, i cuscini, il fregio intagliato e dorato, l’arredo per i passeggeri, il cappello e l’abito del gondoliere; come recita l’home page del loro bellissimo sito web, “tutto ciò che fa sì che nelle gondelle vai quieto, riposato, sicuro e solo e accompagnato, e puoi cantare, ridere, solazzare, giocare e far quanto t’aggrada.”
Una vera comunità attiva e operante da secoli nelle rispettive botteghe e poi nelle magnifiche realtà degli “Squeri” che sono purtroppo rimasti pochi e a rischio di definitiva scomparsa: nel lessico veneziano squèro è il cantiere per le piccole imbarcazioni di legno; la forma scura e asimmetrica della gondola ha inizio nel cantièr, controsagoma dello scafo, con i due elementi verticali, ‘aste’ o ‘dritti’, ai quali si fissano il fasciame e il fondo dello scafo.
Di recente dopo la ratifica della Convenzione, Faro Venezia ha anche promosso (con il supporto tecnico dell’associazione Venti di Cultura) la “Rete Faro Laguna”, il “Faro Social Lab” e soprattutto, in accordo con la rete Faro Italia ma su diretto incarico della sede centrale di Strasburgo del COE, la realizzazione di questa piattaforma.