FAQ

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FAQ Faro Italia Platform (FIP) frequently asked questions
Normalmente le FAQ presuppongono una platea di discenti ed una élite di docenti: non è questo il caso perché domande e riposte sono state elaborati attraverso una continua e vivace interazione con le comunità.

Ho scoperto da poco la Convenzione di Faro e mi sembra di operare già in una Commissione Patrimoniale: c’è posto per me nella Faro Italia Platform ?

Si. FIP non ha una gerarchia astratta per anzianità di iscrizione. Lo straordinario valore della Convenzione di Faro è proprio quello di aver dato voce e sistematizzato strategie di appropriazione del patrimonio culturale già condivise da un gran numero di operatori. Proprio perché si basa sulla attribuzione di responsabilità a loro, e dunque su forme innovative di partecipazione ai processi di valorizzazione. La scheda della FIP va compilata in ogni sua parte perché essa stessa è uno strumento di autovalutazione del processo che ciascuna CP ha messo in atto. In altre parole siamo orientati al successo nella valorizzazione di ciascun bene, ma ciò che ci unisce è il processo partecipato che ciascuno attiva, a prescindere dal suo stato di avanzamento.

Quando avviene l’ufficializzazione della comunità di patrimonio? Dopo quali passaggi formali? Come funziona legalmente una comunità di patrimonio? 

Il censimento della piattaforma, elaborato con il contributo del Consiglio d’Europa, riconosce le comunità patrimoniali italiane offrendo loro una scheda di autovalutazione. La piattaforma definisce un metodo di ingaggio reciproco, una cornice comune inclusiva e plurale, in applicazione della Convenzione di Faro, mentre i contenuti sono di esclusiva pertinenza di chi avvia il processo. Agire in sintonia con la Convenzione significa avviare un processo partecipato di valorizzazione del bene comune cui congiuntamente ci si dedica, laddove il soggetto promotore/coordinatore compila la scheda, primus inter pares con gli altri soggetti che compongono la comunità, elencati nella scheda secondo le loro caratteristiche. Possono essere associazioni, amministrazioni pubbliche, istituzioni culturali ed impresa. Tra di loro, come la Convenzione indica, si stabilisce un rapporto formale o informale, legato alla prassi di azione comune di valorizzazione del medesimo bene.

Come funziona legalmente una una rete? Vi è un legale rappresentante? in che sede si decide? La costituzione passa da un atto notarile?

Il censimento identifica comunità/atomo, che contribuiscono al funzionamento del corpo/piattaforma, fondato sulla interazione reciproca, tra pari. Questo contesto offre la possibilità di crescere assieme intrecciando relazioni con ciascuno degli altri, ma le comunità, se rimangono autonome ed indifferenziate, rischiano di essere tessere di un puzzle senza disegno comune. Si rischia l’effetto mixed box, come quella borsa troppo grande e troppo piena dove non trova mai nulla. Allora la piattaforma incoraggia l’emergere, per scelta delle singole comunità, un tema che le possa aggregare: una sorta di minimo comun denominatore, di valenza più vocata a tenere assieme gli atomi/comunità. Sono queste le reti tematiche a scala nazionale, o territoriali a scala locale, come primo punto di ancoraggio di relazioni semplici. Il tema di ciascuna rete è un fattore aggregante ma non fine ultimo esclusivo. Anche le reti, come le comunità, possono essere identificate in maniera formale o informale: in questo senso la piattaforma ha predisposto una bozza di accordo di partenariato. Ancora una volta la dimensione formale è lasciata a tempi e modi che ciascuna rete può decidere. Ogni rete identifica un facilitatore, che appartiene ad una delle sue comunità patrimoniali, con il compito di coordinare e promuovere le attività della rete. Il facilitatore di una rete tematica nazionale le rappresenta in seno al tavolo dei facilitatori: strumento,  operativo e condiviso, di consultazione promosso dal coordinatore della piattaforma, per definire ed attuare la strategia comune. D’altro canto le reti territoriali possono essere attivate per realizzare sperimentazioni sui valori di comunità, da concordare tra loro volta per volta a partire dalle esigenze locali.

Tutti i soggetti che si occupano della implementazione della Convenzione di Faro sono presenti in FIP ?

No, nell’atlante FIP non compaiono le istituzioni che si occupano in generale della promozione della convenzione o del territorio in quanto tali. FIP è composto da comunità specifiche per il recupero salvaguardia e valorizzazione di un determinato bene. Anche il patrimonio immateriale è ricondotto al luogo dove si è generato. Nel caso di istituzioni che operano in rete sono presenti in FIP i singoli nodi, che hanno una matrice comune, ma partnership e percorso di implementazione diversi. Questo è valido anche per Faro Venezia ovviamente che, nonostante sia incaricata di sviluppare il prototipo della FIP, ed abbia una quindicinale esperienza nel quadro della Convenzione di Faro, non presenta nodi nella FIP. Ha ispirato altre CP a Venezia ed in Italia, che hanno come primattore altre associazioni, ma Faro Venezia al momento non gestisce direttamente una strategia rivolta ad un singolo bene, e dunque non è in FIP.

Che differenza c’è tra promotore/coordinatore e comunità patrimoniale (CP) ?

Sono due soggetti distinti, uno è singolare, il promotore, perché, anche quando raggruppa su di se componenti diverse, mantiene la sua unitarietà di indirizzo e ha la responsabilità individuale del coordinamento.
La Comunità Patrimoniale è distinta dal promotore, anche nel nome, per descrivere immediatamente il luogo specifico per il quale si adopera, o lo specifico patrimonio immateriale: la CP è un soggetto plurale composta dalle associazioni/amministrazioni/aziende/università che desiderano aderire, e che tutte assieme sono determinanti per il successo della strategia di valorizzazione del bene.

Esistono altre analoghe reti di Comunità Patrimoniali in altri paesi europei ?

Si. La nostra piattaforma è il primo prototipo di un atlante della Comunità Patrimoniali finanziato dal Consiglio di Europa, ma recentemente altri paesi si stanno adoperando ad azioni analoghe, su finanziamento dello stato o delle associazioni come in Francia, Spagna, Olanda, ecc… L’Italia è caratterizzata da una grande molteplicità di patrimoni culturali diffusi nel suo territorio; parallelamente esprime una straordinaria policentricità di associazioni dedicate ad esaltarne la ricchezza; è il primo stato europeo membro del G20 a ratificare definitivamente la Convenzione di Faro: per questo insieme di ragioni è stata scelta dal COE per avviare una sperimentazione di come possa essere tenuta assieme e fare squadra la comunità nazionale delle CP.

A chi si rivolge la Faro Italia Platform ?

Il pubblico della piattaforma sono innanzitutto i soggetti che lo animano, FIP è una cornice comune dove gli attori rappresentano la propria strategia di valorizzazione del proprio bene, perfezionandola con l’aiuto degli altri, sia nei contenuti che nei metodi. Qui tutti insegnano ed imparano allo stesso tempo, in un processo di fertilizzazione trasversale (cross-fertilization). Lo straordinario policentrismo italiano mostra i suoi limiti nella difficoltà di fare squadra, la Convenzione di Faro e FIP sono strategie dal basso (bottom-up) per superarli, per incidere nei processi decisori primari, per dare corpo alle buone pratiche, per condividerle con chi ha obbiettivi analoghi localmente ed in tutt’Italia, per dare concretezza alle proprie aspirazioni nel realizzare effettivamente la strategia di valorizzazione del proprio patrimonio culturale.

Le Comunità Patrimoniali sono soggette ad una valutazione ?
Sono oggetto di una gerarchia strategica centrale ?

No. La registrazione delle CP avvia un processo di autovalutazione e autopromozione da parte del soggetto proponente. Il coordinatore si occupa solo di verificare la corrispondenza della CP alle caratteristiche descrittive comuni per tutti, che sono state elaborate in un processo condiviso con il consiglio d’Europa. La capacità di trarre profitto dalla appartenenza alla piattaforma è proporzionale con la capacità delle CP di disseminare i propri metodi ed i propri contenuti, come di apprendere dagli altrui. Il policentrismo è la forza culturale ma anche la debolezza del sistema italiano, che rischia di risultare polverizzato. FIP promuove reti dal basso tra le CP che, lavorando su temi culturali comuni, trovano strumenti operativi assieme, capaci di dare concretezza alle proprie strategie. Con il fine di arrivare alla sostenibilità finanziaria autonoma, magari attivando assieme filiere finanziarie al livello locale, regionale, nazionale e comunitario. Gerarchie variabili evolvono dal basso per dare corpo alle strategie operative che le reti di CP sanno mettere in gioco.

Come si rappresenta la piattaforma all’esterno ?

Ciascuna Comunità Patrimoniale ha strategie di comunicazione del proprio processo all’esterno, soprattutto dedicate al pubblico della comunità locale. FIP fornisce un pubblico nazionale a questa divulgazione, con iniziative di rete specifiche di ciascuna CP, volte a valorizzare i temi comuni, per esempio propone Passeggiate Patrimoniali, convegni, ecc. capaci di attrarre anche altre CP. Eventi che non sono solo descritti nella scheda individuale, ma messi in evidenza nel sito, in una apposita sezione. In più viene fornito uno spazio on line dedicato ai metaeventi, agli eventi ricorrenti sotto forma di festival, che sono dedicati a speciali caratteristiche della Convenzione di Faro. Il successo, anche nella comunicazione all’esterno, dipende dalla capacità di ciascuna CP di fare rete con le altre.

La mia attività si caratterizza come rete territoriale, e/o è dedita ad itinerari culturali: come posso partecipare a FIP ?

FIP è una rete di poli territoriali dove le Comunità Patrimoniali sono individuate in un sito specifico, che in questo caso è il polo di attrazione di ciascun itinerario, o il nodo della rete. Itinerari e reti locali sono interpretati in FIP attraverso una sequenza di comunità patrimoniali, ciascuna contraddistinta da un patrimonio fisico specifico, fulcro della attività locale. Per esempio la rete Faro Cratere agisce in diversi borghi del centro Italia colpiti dal sisma del 2016, con una cornice comune di diverse associazioni promotrici, dedite ciascuna a consolidare le singole comunità, e valorizzare il proprio patrimonio immateriale a rischio di dispersione.

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