Comunità di riferimento
La Rete Faro Archeologia accoglie le Comunità Patrimoniali che valorizzano il patrimonio materiale e immateriale rappresentato dalle tecnologie e dai saperi antichi e tradizionali, dai musei, musei open air, aree e parchi archeologici, vie di comunicazione e scambio, ecologie, ambienti, paesaggi e loro evoluzione nel tempo, come espressione di civiltà del passato e di ogni attività inerente all’archeologia pubblica, partecipata, sperimentale, inclusiva e accessibile.
Qui presentiamo la comunità patrimoniale di Rudiae LE
Le ricerche archeologiche a Rudiae
L’insediamento di Rudiae rappresenta uno dei siti archeologici più importanti dell’intera penisola salentina ed è nota soprattutto per aver dato i natali a Quinto Ennio (239-169 a.C.), il padre della letteratura latina.
Rudiae, posta a 3 km a sud-ovest di Lecce, è situata lungo le estreme propaggini meridionali della Valle della Cupa: un suggestivo contesto geomorfologico, caratterizzato da un’estesa depressione carsica, che comprende, oltre al capoluogo, numerosi comuni.
La città di Rudiae è inserita in un contesto unitario con altri insediamenti antichi che costituisce uno straordinario sistema storico-archeologico definito “Il Sistema delle tre città”: Cavallino per il periodo arcaico, Rudiae che si sviluppa a partire dall’Età classica e Lupiae (Lecce) per l’Età romana.
Le ricerche condotte a partire dalla fine dell’800 hanno permesso di mettere in luce aree di necropoli, ipogei di epoca messapica, tratti di strade basolate ed edifici monumentali di Età romana.
Nel 2011 attraverso i fondi PROUSST l’amministrazione comunale ha acquistato l’area di Fondo anfiteatro avviando le prime ricerche archeologiche; lo scavo estensivo del monumento si è effettuato a partire dal novembre 2014, prima con finanziamenti POIn FESR 2007-2013, conclusosi nel 2015 e successivamente grazie ad un secondo lotto esecutivo finanziato con fondi FSC 2007-2013, terminato nel Gennaio del 2017.
Le attività sono state svolte sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, in collaborazione con il Comune di Lecce e l’Università del Salento.
Le indagini sul campo sono state coordinate dagli archeologi della Società Archeologia Ricerca e Valorizzazione Srl (A.R.Va) – spin off dell’Università del Salento, che ha curato anche l’allestimento della pannellistica divulgativa del Parco Archeologico e avviato progetti per la valorizzazione e promozione del sito attraverso visite guidate per coinvolgere la comunità locale e sensibilizzarla verso il patrimonio culturale.
Sulla base dei dati raccolti in queste prime attività di scavo è possibile proporre una lettura preliminare delle principali fasi di monumentalizzazione dell’area dell’anfiteatro.
In età messapica l’area in cui sorgerà successivamente l’anfiteatro è caratterizzata da una dolina di natura carsica. L’invaso naturale costituiva un vero e proprio lacus utilizzato dagli abitanti di Rudiae come cisterna a cielo aperto per la raccolta dell’acqua piovana.
Ad età imperiale è databile la costruzione dell’anfiteatro che si adatta alla dolina naturale: l’edificio presenta una dimensione massima di 85 x 70 m, mentre l’arena misura 50 x 35 m e poteva ospitare circa 8.000 spettatori.
Le indagini archeologiche hanno evidenziato quasi interamente l’edificio sino al piano dell’arena, gli aditus e la cavea. La struttura dell’edificio sfrutta il banco di roccia come supporto e parte integrante del sistema di sostegno della cavea. Si tratta dunque di un anfiteatro della tipologia a “struttura piena”, a differenza di quello di Lecce in cui la cavea poggia su sostruzioni voltate in cementizio “a struttura vuota”.
L’edificio presenta le murature perimetrali, quelle dei corridoi radiali, del podio intorno all’arena e degli aditus, realizzate in blocchi di pietra leccese, provenienti dalle vicine cave.
Un gruppo di denari d’argento, databili al regno di Domiziano e Traiano, e una lastra in marmo con l’iscrizione di dedica, sulla quale si legge il nome di Otacilia Secundilla, permettono di datare il monumento nel primo ventennio del II sec. d.C. (106-115 d.C.)
L’abbandono dell’anfiteatro prese avvio tra il IV e il V sec. d.C., come documentato dalla stratigrafia, quando molti blocchi furono reimpiegati per la costruzione di altre strutture e di edifici nella vicina Lupiae, trasformando l’edificio da spettacolo in una cava di materiali. In questa fase anche l’area attigua del Foro (Fondo Acchiatura) fu oggetto di demolizioni e i materiali andarono a colmare l’arena e gli aditus, così trasformati in una discarica. L’indagine di questi scarichi ha restituito materiale ceramico, pregiati intonaci dipinti e numerosissime monete (333), databili all’età medio e tardo imperiale.
Il rinvenimento di una statua di togato in marmo, databile al I secolo dell’Impero, e di una testa in marmo attribuibile ad Agrippina Minore, induce a pensare che nell’area circostante fossero collocate statue di un ciclo imperiale, forse provenienti dal Foro, ubicato probabilmente nell’area di Fondo Acchiatura.
Lecce
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73016
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