Comunità di riferimento

La Comunità Patrimoniale Faro Archeologo Sebastiano Tusa, intende abbracciare un ampio contesto culturale come il patrimonio materiale che comprende le aree archeologiche individuate lungo la costa della Sicilia e le architetture costiere, nel passato finalizzate all’avvistamento di flotte marine (Torri di guardia) e alla lavorazione di prodotti del mare come le storiche tonnare, ma altresì la tutela del paesaggio costiero e la salvaguardia dei fondali in prossimità delle coste. In tal modo gli spazi di vita diventano luoghi della cultura del passato, del presente e del futuro in sinergia atemporale e multidisciplinare aprendo ad un rinnovato uso degli spazi collettivi.
Soltanto la cooperazione tra diversi specialisti e istituzioni e soprattutto una solida base di principi volti al soddisfacimento d’interessi collettivi deve ispirare la nostra linea di condotta pena la perdita di una delle più consistenti legittimazioni alla nostra stessa esistenza di abitanti di questo pianeta per tre quarti costituito da acqua. Nel breve volgere della storia dell’archeologia subacquea come scienza, cioè dagli anni 50 del secolo appena finito, a oggi, la parola “recupero” è stata intrinsecamente legata a ogni pratica che comportasse lo studio, l’analisi e la fruizione di beni, relitti e architetture sommerse. (Sebastiano Tusa)

Conferimento del “Premio Sebastiano Tusa 2021” all’ambasciatore Umberto Vattani per la salvaguardia del Patrimonio Culturale

Mare, visioni e ricerca: una mostra per Sebastiano Tusa

Una mostra per celebrare l’Archeologo Sebastiano Tusa-

Prima Rassegna del Mare
Sebastiano Tusa

Turismo Territoriale Sostenibile-

Antichi Cammini di Sicilia
Palermo
sicilia
90141
Italia
Clicca sul link per visitare il sito dell'ente coordinatore
d.ssa Valeria Li Vigni Tusa mail: presidente@fondazionesebastianotusa.org
arch. Rosa Anna Argento mail: faroconvention@libero.it
Clicca sul link per visitare il sito del patrimonio di riferimento
Patrimonio di riferimento

Il patrimonio oggetto delle azioni di tutela e divulgazione di questa comunità riguarda gli studi e la passione a cui si è dedicato l'archeologo Sebastiano Tusa. La Fondazione che porta il suo nome promuove la figura e gli studi dell'Archeologo e Sovrintendente nell'intento di proseguire attraverso la comunità i suoi studiosi e le sue scoperte.
L'attenzione per "l'incontro e lo scambio" permise a Tusa di studiare i millenari saperi della civiltà marinara che si basava sul rituale rispetto dei ritmi naturali. I ritrovamenti archeologici ci forniscono dati importanti sulle prime forme di navigazione come quella legata al commercio dell'ossidiana, che fu alla base dei primi scambi commerciali e culturali.
Le importanti indagini da lui condotte gli permisero di portare alla luce relitti e tesori nel mare Mediterraneo ma anche in siti lontani come in Giappone, Algeria, Libia ed anche in Pakistan e Iran.
Al lavoro appassionato e scientifico del Professore Sebastiano Tusa dobbiamo i primi itinerari archeologici nelle aree marine protette della nostra isola arricchendo in tal modo l'offerta turistica mirata alla fruizione dei beni culturali e avvalorando importanti tesi storiche le cui tracce ancora presenti nei nostri fondali rappresentano i documenti di valore inconfutabile. La fondazione incoraggia la ricerca del patrimonio archeologico sommerso ed anche quello tangibile lungo le coste come i manufatti nati per la difesa e quelli destinati alla lavorazione dei prodotti del mare.
Al Professore Sebastiano Tusa si deve la creazione nel 2004 della Soprintendenza del Mare per funzionalizzare e tutelare le numerose ricerche che conduceva sul campo e per sostenerle in ambito storico e antropologico. Con il suo lavoro Sebastiano Tusa ha posto le basi della Convenzione UNESCO per la protezione del Patrimonio culturale sommerso del Mediterraneo firmata a Parigi nel 2001.
L'approccio alle sue indagini scientifiche era condotto secondo uno schema di bottom up come anche viene raccomandato dalla Convenzione di Faro, ovvero con dialoghi ed interviste alla gente del luogo: pescatori, anziani, subacquei nativi del territorio in quanto testimoni di tradizioni che rischiano di scomparire nel tempo. Inoltre i suoi studi lo portavano a interessarsi al grave processo di erosione delle coste e tutte le problematiche ambientali che possono alterare o distruggere i preziosi reperti sommersi.
Grazie al collegamento virtuale con telecamere subacquee, oggi siamo in grado di visitare i reperti nei luoghi stessi dei loro ritrovamenti ma anche incrementandone la tutela con un monitoraggio costante esattamente come in ambienti museali tutelati.
L'impegno di ambientalista del prof.re Sebastiano Tusa speso per la tutela concreta del Mare Mediterraneo comprendeva la lotta contro le perforazioni per gli alti rischi sia per la biodiversità che nei confronti dei reperti del patrimonio sommerso anche lungo le coste così come in mare aperto. A protezione dei Banchi dello Stretto dalle spinte delle multinazionali aveva lavorato a progetti per l'istituzione della Riserva della Biosfera presentata in sede UNESCO.
Il problema della depredazione o distruzione del Patrimonio archeologico sommerso è stato oggetto di attenzione in seguito alle scoperte periodicamente compiute nei mari circostanti la Sicilia. Il rischio che potevano correre inestimabili tesori da parte dei cosiddetti “predoni del mare” ma anche semplicemente da parte dei pescatori che potevano imbrigliarli nelle loro reti, spinse Sebastiano Tusa, dopo una lunga istruttoria, a realizzare la Carta di Siracusa che pose le basi, nel 2001, per la promulgazione del trattato internazionale UNESCO sulla protezione del patrimonio storico e culturale subacqueo del Mediterraneo. Si tratta di uno strumento giuridico universale con alti standard protettivi e ottime qualità normative e metodologiche. La convenzione contiene aspetti innovativi tra i quali quello di considerare la ricerca e la gestione del patrimonio culturale subacqueo, soprattutto in acque extraterritoriali, come un'attività regolata in regime di cooperazione internazionale, così come l'indicazione di mantenere gli oggetti nei contesti originari stimolando la creazione di parchi ed itinerari archeologici subacquei che la Sicilia e l'Australia hanno già realizzato.
L'archeologia e la storia perseguono entrambi la finalità della ricerca, cioè la conoscenza del passato e la ricostruzione degli eventi che ne hanno determinato lo svolgimento. Se lo storico attinge a fonti indirette attraverso i testi scritti, l'archeologo si serve di fonti dirette come i manufatti per risalire alle molteplici domande irrisolte della storia.
Il reperto più umile, una scheggia di selce, il frammento di un vaso, le tracce che la terra conserva, svelano connessioni importanti che consentono di risalire alle antiche civiltà che le hanno create. Le informazioni non sono palesi come per le fonti scritte ma l'archeologo deve indagare attraverso le conoscenze scientifiche sui materiali e le loro trasformazioni attraverso il tempo e le interazioni con l'ambiente.
La ricchezza archeologica del patrimonio culturale sommerso della Sicilia è di inestimabile valore culturale ma molti aspetti devono essere ancora studiati sulla base di tracce concrete e reperti purtroppo ancora da portare alla luce.
Un lavoro puntuale e meticoloso, fatto di rimandi e documenti storici, ipotesi e tesi avvalorate da studi e ricerche. Dunque un lavoro da svolgere in team, con la collaborazione di ricercatori, studiosi di storia, archeologi, scienziati di diversa provenienza ma sempre mossi da passione e dedizione. Operare in sinergia significa anche operare in sicurezza, non soltanto in quanto si lavora su materiali resi fragili dal tempo e dalle condizioni climatiche ma anche per le profondità marine sempre insidiose e di grande rischio.
Da Ustica, Prima rassegna del mare Sebastiano Tusa- Massimo Capulli-Università degli Studi di Udine-
"Indipendentemente dall'oggetto di studio, sia esso un porto romano o il relitto di una caracca spagnola, l'archeologia subacquea trae la sua ragion d'essere dal fatto che la ricerca debba essere eseguita in un ambiente fisico diverso da quello in cui viviamo e ciò richiede un adattamento che non è solo di tipo tecnico: si tratta di compiere uno sforzo, per molti versi innaturale, finalizzato a ritrovare un nuovo equilibrio. Questo adattamento mentale, questa capacità di ragionare in un habitat per il quale l'uomo non è stato biologicamente programmato, richiede tempo e una certa dose di predisposizione. Se ciò vale per qualsiasi subacqueo, tanto più è vitale per un operatore scientifico impegnato in un'attività irripetibile, qual è lo scavo archeologico. Quando poi l'indagine si estende all'ambiente fluviale lo scenario tende inevitabilmente a complicarsi anche ulteriormente, poiché nella moderna ricerca non si procede mai a recuperare oggetti per poi analizzarli in superficie, ma si deve studiare il deposito archeologico direttamente nel suo contesto subacqueo, ivi compreso quello ad alta energia di un fiume. Infatti dal punto di vista dell'immersione, oltre alle basse temperature, le maggiori difficoltà sono connesse alla corrente, che può talvolta obbligare il sommozzatore a servirsi di piccozze per ancorarsi al fondo o essere vincolato con una cima. Un altro ostacolo è costituito dalla visibilità di norma assai limitata, ciò perché il flusso di corrente trasporta di continuo sedimento in sospensione che causa una generale torbidità dell'acqua. Differentemente dall'ambiente marino, non costituisce invece un problema l'aspetto batimetrico, ma lo stesso non si può dire per quello morfologico; in un corso d'acqua i mutamenti avvengono anche in tempi molto rapidi, come ad esempio durante le piene, quando possono verificarsi spostamenti di intere porzioni di sedimenti fluviali.
Un fiume rappresenta pertanto un'ambiente in cui non è quasi mai facile lavorare, e talvolta nemmeno molto sicuro, ma al tempo stesso è un luogo privilegiato in cui poter fare ricerca archeologica. La quasi totalità delle grandi civiltà del nostro passato è sorta infatti lungo i fiumi (antica Mesopotamia ed Egitto, Civiltà della Valle dell'Indo) o lungo le coste che ben erano interconnesse all'entroterra tramite corsi d'acqua: una tra tutte Roma con il Tevere, già oggetto di pionieristiche immersioni archeologiche, come quelle di Claudio Mocchegiani Carpano. I fiumi tuttavia non sono solo "strade" che non necessitano di disboscamenti e di essere lastricate, ma costituiscono anche il sistema vascolare del nostro pianeta e all'uomo hanno da sempre fornito acqua da bere, cucinare o irrigare, nonché energia da sfruttare, quando ne ha avuto le capacità tecnologiche: come possono quindi non conservare tracce importanti del passato? così, quando dopo l'avvio del primo corso universitario in regione Friuli Venezia Giulia dedicato all'archeologia subacquea nasce l'esigenza di offrire agli studenti la possibilità di fare pratica, si è deciso di non seguire la strada più naturale di un sito marino, anche se sarebbe stato meno problematico, sia per chi deve gestire lo scavo, sia per chi si deve formare, e magari è alle prime immersioni. La scelta invece è ricaduta proprio su un fiume, nell'intimo convincimento che la sua indubitabile appartenenza al territorio che attraversa lo renda per molti versi più informativo di molti siti marini e che al tempo stesso sia estremamente formativo per fare didattica.
Le sue intrinseche difficoltà obbligano gli studenti a maturare autonomia, a migliorare la consapevolezza del proprio corpo nell'acqua, nonché a sviluppare le capacità di osservare e memorizzare porzioni di sito da riassemblare in un fotomosaico mentale."
Gli interventi subacquei, nel corso del tempo, hanno dovuto superare grandi difficoltà e rischi insidiosi e questo ha permesso la nascita di nuove figure professionali di eccezionale profilo: l'operatore fotografico subacqueo esperto nell'impiego di tecnologie digitali, il tecnico di produzione e montaggio di prodotti video subacquei, l'Assistente archeologo subacqueo, ed altri ancora. L'importante sostegno è arrivato dagli Assessorati al Lavoro e della formazione Professionale e dai Beni Culturali della Regione Siciliana ed anche dal Fondo Sociale Europeo e dal Ministero del Lavoro.
L'alto potenziale della Comunità Patrimoniale Faro Musei sommersi e architetture costiere si concretizza attraverso una capillare divulgazione di formazione scolastica per dare consapevolezza ai giovani studenti delle grandi opportunità professionali esistenti.
La tutela e la valorizzazione deve nutrirsi di una conoscenza adeguata e profonda del patrimonio culturale e questo è alla base di qualunque progetto scientifico.
Dobbiamo all'elevato grado di coinvolgimento di interessi scientifici e tecnici il progresso più rilevante in quanto la storia, come ci insegna l'Archeologo e Soprintendente Sebastiano Tusa, è ancora tutta da scoprire e da verificare nelle sue ipotesi.
Il Professore Tusa aveva coniato la definizione di "Mare come Museo Diffuso" perché era sua volontà spingere il più possibile per una rivalutazione del territorio in cui gli attori coinvolti fossero i pescatori, gli operatori della ristorazione, i subacquei, le associazioni e l'intero tessuto produttivo del paese.
Tra le più importanti esperienze quella fatta all'isola di Ustica è sempre stata nel cuore di Sebastiano per svariati motivi che coinvolgevano la sua anima di archeologo preistorico e quella di archeologo subacqueo che a Ustica aveva realizzato uno dei suoi sogni: il primo itinerario sommerso alla Falconiera. Itinerario che è stato alla base della norma emanata dall'Unesco nel 2001 sulla tutela in situ del Patrimonio, dando vita a un vero museo sommerso da visitare.
Il progetto di Sebastiano Tusa prevedeva visite guidate affidate ai diving, guide in pvc da portare sottacqua e i reperti illustrati da didascalie scansionabili tramite QR code. E' doveroso ricordare che l'isola era anche la prima Riserva del Mare d'Italia e la sede della Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee che dagli anni '60 rese immortali, per la presenza dei subacquei provenienti da tutto il mondo e per la partecipazione ai primati di immersione in apnea, Enzo Maiorca e Jaques Mayol, sapientemente descritti nel film di Luc Besson “Le grand Bleu”. Le attività di didattica svolte da Sebastiano assieme ad altri colleghi archeologi nonché la collaborazione con Archeologia Viva sancirono la vocazione dell'isola a diventare laboratorio, dove giovani studenti universitari potessero apprendere sul campo le prime fasi e tecniche di scavo sia a terra che in mare.
Un microcosmo che raccoglieva dati fondamentali per un approccio conoscitivo interdisciplinare. Biologi marini, geologi, archeologi, astronomi, antropologi, partecipavano a queste settimane dove alla docenza in aula si alternavano i laboratori sul campo. Fu li che si formarono giovani archeologi che oggi ricoprono ruoli didattici nelle più prestigiose università europee.
A Ustica Sebastiano, da Presidente dell'Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee, era riuscito a riportare il premio dei Tridenti d'oro nella sede che ne aveva sancito la nascita, Ustica nel 1960, in concomitanza e associato alla Rassegna. Il premio rappresenta il massimo riconoscimento per le attività svolte nei settori della subacquea, nelle attività scientifiche, tecniche, tecnologiche e iperbariche, divulgative e artistiche sportive ed esplorative, che annualmente vedeva riconosciute figure di spicco del mondo della subacquea.
Tratto da: "Ustica- Prima Rassegna del Mare Sebastiano Tusa- 2/4 ottobre 2'23: "In linea con i progetti e le idee di Sebastiano a Ustica abbiamo realizzato un documento, la Carta di Ustica, replicabile nelle altre isole, sulla tutela e valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale di terra e sommerso. Abbiamo dato voce, a conclusione di queste giornate che hanno messo a confronto istituzioni, studiosi, operatori dell'isola, studenti e tutta la cittadinanza, ad alcuni criteri fondamentali per la tutela dell'isola, e del suo equilibrio geologico, biologico marino e per la valorizzazione del patrimonio archeologico costiero e sommerso.
I firmatari della Carta di Ustica sono stati: il Sindaco del Comune di Ustica Salvatore Militello, il direttore dell'Area Marina Protetta Davide Bruno, il presidente del Centro Studi di Ustica Vito Ailara, l'Agenzia per la protezione dell'ambiente della Regione Siciliana con il Direttore Vincenzo Infantino e il professore Ignazio Cammalleri, l'Università degli Studi di Palermo rappresentata dal professore Franco Palla, e infine la Fondazione Sebastiano Tusa con il professore Luigi Fozzati componente del Consiglio di Amministrazione e con la Presidente.
Le norme che abbiamo evidenziato nel documento finale, sono quelle di un Mediterraneo inclusivo, che crei la circolazione di popoli e culture, la presenza di figure professionali all'interno dell'AMP, il coinvolgimento dei giovani usticesi all'interno di una rinata società consapevole e attenta al Patrimonio Culturale, la possibilità di avviare scambi culturali tra Università del Mediterraneo con Residenze a Ustica e un approccio all'arte contemporanea tramite le residenze d'artista.
Riteniamo fondamentale il coinvolgimento dei giovani attraverso le attività sportive (apnea, diving, canottaggio, vela), il recupero delle coltivazioni tradizionali dell'isola. Questi ed altri presupposti imprescindibili per la tutela, valorizzazione e sviluppo delle isole del Mediterraneo, devono convivere con una collaborazione tra le Aree Marine Protette delle piccole isole. L'Isola, da sempre luogo di incontri internazionali, vetrina di attività culturali, dovrà diventare nel prossimo futuro un eccezionale centro di alta formazione in cui grande attenzione verrà posta alla salvaguardia del mare, come attesta la sua presenza all'interno di progetti in corso, che mirano a renderla un osservatorio oceanografico nel cuore del Mediterraneo".
Tratto da: "Sulle rotte di Sebastiano- di Maria Laura Crescimanno"-
"Sebastiano Tusa, che aveva ereditato la passione per il mondo antico dal padre, l'archeologo prof. Vincenzo Tusa, scavò e riportò alla luce dai fondali relitti e tesori sommersi non solo nel suo Mediterraneo, ma anche lungo le coste di Algeria, Libia, Giappone, ed in Pakistan, Irak e Iran dove lavorò a scavi di terra. A lui si deve l'invenzione dei primi itinerari su siti archeologici sommersi aperti ai subacquei, un esempio unico, molti di questi ricadenti nelle aree marine protette della nostra isola. Non solo per riportare alla luce la storia del Mediterraneo più antico legata alla navigazione, ma anche per aprire la strada a nuovi turismi di nicchia. I ritrovamenti effettuati dalla Soprintendenza del Mare creata da Tusa nel 2004 e poi diretta con entusiasmo e lungimiranza sono clamorosi se si pensa alla campagna di ritrovamento dei rostri della battaglia delle Egadi, sapientemente esposti nel museo dell'ex tonnara Florio di Favignana. Oppure alla storia del recupero del più noto Satiro Danzante con il suo sguardo inebriato, esposto oggi nel Museo di Mazara del Vallo...
Oggi sono 27 gli itinerari realizzati sotto la direzione di Tusa dal 2004: una nuova offerta turistica. I siti sommersi sono visitabili virtualmente sul web grazie al collegamento di telecamere subacquee.
Gli itinerari completi si possono consultare sul sito: https://www.regione.sicilia.it/beniculturali/sopmare.it
Comunità locali collegate

L'Associazione Faro Convention- Citizens of Europe, da alcuni anni opera per la divulgazione dei principi della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per il valore del patrimonio culturale per la società. La Convenzione di Faro attinge ai principi della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e della donna sanciti nel 1948, che, dopo la seconda guerra mondiale, durante la riforma dei programmi scolastici e degli ordinamenti universitari, si fece carico di contribuire alla educazione civica dei cittadini attraverso quella che oggi chiameremo la pedagogia del patrimonio. Roberto Longhi scrisse a tal proposito: “Per costruire una cittadinanza piena è fondamentale sensibilizzare le studentesse e gli studenti al proprio patrimonio culturale, artistico e paesaggistico con l'obiettivo formativo di educarli alla sua tutela, trasmettendo loro il valore che ha per la comunità e valorizzandone sia la dimensione di bene comune, sia il potenziale che può generare per lo sviluppo democratico del Paese e dell'Europa.
Associazioni Canottieri Mondello-
Il Coastal Rowing (canottaggio costiero) nasce e si sviluppa come veicolo di promozione turistica per il Territorio, grazie alla possibilità di organizzare regate lungo il mare di tutta Italia e all'innata dote di trovare collocazione nelle numerose spiagge delle coste. Questa tecnica sportiva inizialmente praticata sulle coste francesi si è diffusa velocemente, anche in Italia con la prima edizione dei Campionati Italiani di Coastal rowing del 2006. Questa nuova forma di canottaggio ha come pilastro fondamentale il rapporto stretto e inscindibile, canottieri-mare-natura e, nella nostra nazione caratterizzata da oltre settemila chilometri di coste, costituisce un'importante calamita per attirare nuovi interessati all'attività remiera.
Nel mese di ottobre 2018 l'ACM, aderisce al Panathlon, Movimento Internazionale per la promozione e la diffusione della cultura e dell'etica sportiva, secondo il riconoscimento ufficiale del CIO, che si propone di approfondire, divulgare e difendere i valori dello sport inteso come strumento di formazione e di valorizzazione della persona e come veicolo di solidarietà tra gli uomini ed i popoli. Nel 2023 atleti Master e Senior, istruttori e barche della ACM, sono approdati sull'isola di Ustica per partecipare alla Prima Rassegna del Mare Sebastiano Tusa, dedicata all'ex Assessore Regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana, Fondatore della prima Soprintendenza del Mare in Italia e archeologo subacqueo di fama mondiale. L'isola di Ustica si è rivelata luogo ideale per questa rassegna dedicata alla cultura e allo sport, che ha permesso di far conoscere sempre più il canottaggio costiero e di renderlo accessibile alla maggior parte di persone che amando il mare non potranno fare altro che innamorarsi di questo sport.
Regione Siciliana- Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana-
ARPA Sicilia- Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente-
Università degli Studi Federico II- Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e delle Risorse-
A partire dal 2013, il Marzamemi Marittime Heritage Project ha attuato un programma congiunto che comprende indagini e scavi archeologici, la tutela del patrimonio culturale subacqueo e delle tradizioni marittime immateriali, lo sviluppo delle strategie di comunicazione e linguaggi a sostegno di nuove forme di turismo culturale su terra e in acqua. Il progetto, nato dalla collaborazione tra la Stanford University, la Brock University, l'Università degli Studi di Napoli Federico II e la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana si fonda sulle fondamentali esperienze di intervento sul patrimonio culturale sviluppate negli anni da Sebastiano Tusa, le quali pongono al centro il mare come percorso attuale di consapevolezza della complessa storia marittima dell'isola. L'ultimo decennio
Università degli Studi di Udine-
Università degli Studi di Padova-
Università degli Studi di Palermo-
Processo

In Occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2024 l'Associazione Faro Convention e la Fondazione Sebastiano Tusa organizzano un Convegno a tema: Il bene nostro: un patrimonio in cammino nella suggestiva cornice del sito archeologico di Contrada Stretto (Partanna -TP), sede distaccata della Fondazione Sebastiano Tusa. Questo incontro è l'annuncio ufficiale della formazione della presente Comunità Patrimoniale Faro dedicata alle scoperte, agli studi e all'importante lavoro condotto dall'archeologo Sebastiano Tusa che, seppure scomparso nel pieno dei suoi studi, ha lasciato un così numeroso corpus di successi ottenuti ed altri in corso di realizzazioni tali da sentirci tutti noi debitori del suo operato.
Abbiamo realizzato Passeggiate Patrimoniali coinvolgendo giovani studiosi delle Università e dei licei nonché Enti con cui l'archeologo collaborava perché non andasse perduto ma tutti impegnati a proseguire l'operato dell'Ex Assessore perché i suoi sforzi non siano stati vani.
Il mare costituisce un elemento fondamentale del patrimonio culturale e dell'ecosistema ambientale nazionale e internazionale: in Sicilia la Soprintendenza del Mare governa più di 1500 chilometri di costa e infiniti fondali sottomarini ancora da esplorare. In questo contesto il progetto
- Itinerari completi consultabili sul sito: https://www.regione.sicilia.it/beniculturali/sopmare
- siti archeologici e musei visitabili sul sito: https://www.regione.sicilia.it/beniculturali
#RassegnaDelMareSebastianoTusa https://www.instagram.com/reel/C_8CB7YC6MK/...
Passeggiate patrimoniali ed eventi realizzati

Passeggiate patrimoniali ed eventi da realizzare

Attività di rete

Parametri di confronto

- Montagna
- Collina
- Costa
- rete mista
- archeologico
- paesaggistico
- nessuno
- sistema geografico -per esempio: Laguna di Venezia
- isole
- archeologia antica
- itinerario locale
- convegni
- festival
- esposizioni museali e temporanee
- percorsi culturali